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Piante velenose
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Colchicum autumnale.

COLCHICO

Nome volgare: Colchico
Tipologia: Pianta Velenosa.

Descrizione: pianta perenne di aspetto erbaceo, eretto, munita di un bulbo piriforme di colore rosso nerastro, avvolto da una guaina derivata da quanto rimane del bulbo dell’anno precedente, alta sino a 40 cm.

Foglie: solitamente 4-5, hanno lamina lanceolata e aspetto carnoso,sono lunghe 20-25 cm e larghe 5-7 cm.

Fiori: il colchico è un fiore molto lungo, quello che noi vediamo ( 5-15 cm),è solo la parte terminale della corolla: il resto un tubo di 10-20 cm, rimane interrato. Il perigonio (insieme delle foglie che costituiscono il calice e la corolla quando fra queste non c’è distinzione apparente), è formato da un tubo incolore, avvolto alla base da una spata trasparente; 6 tepali lanceolato-ellitici, color rosa-malva, racchiudono 6 stami con antere gialle.
La fioritura avviene in autunno, fine agosto-novembre.

Futti: sono grosse capsule ovoidi, piene di semi nerastri, provvisti di un’escrescenza carnosa, che con l’umidità diventa gelatinosa, permettendo ai semi di attaccarsi alle zampe degli animali, facilitandone la disseminazione.

Habitat: in Italia è una pianta comune nelle Alpi, più rara nell’Appennino settentrionale e assente nel resto del territorio.
Cresce nei prati umidi e nelle radure boschive, predilige i terreni argillosi e ricchi di azoto, la si può trovare sino a 2.200 m.

Curiosità: il nome del genere deriva dalla Colchide, antica regione del mar Nero, dove, secondo Dioscoride, la pianta era abbondante e dove, la leggenda vuole, abitasse la maga Medea,che un giorno, nel fabbricare una pozione magica, lasciandone cadere a terra una goccia, diede,origine al colchico.

ATTENZIONE :
questa pianta è considerata una delle più velenose, fra quelle che vegetano nel nostro paese. Tutta la pianta è fortemente tossica per la presenza di un alcaloide: la colchicina. L’uso di questa pianta è di esclusiva pertinenza medica, 2 soli centesimi di grammo di colchicina possono risultare letali.
La colchicina rallenta i processi metabolici che portano alla formazione dell’acido urico, rappresenta quindi un buon rimedio contro gli attacchi gottosi; a piccole dosi e sempre e solo sotto controllo medico, trova impiego anche nel trattamento del reumatismo cronico e del morbo di Hodgkin.
Nel passato il decotto dei bulbi veniva usato per combattere vari tipi di parassiti, fra cui le pulci, ma la pianta era soprattutto nota per le doti magiche che le venivano attribuite, bastava tenere un bulbo in tasca per premunirsi dall’itterizia dal mal di denti, dalla dissenteria e persino dalla peste!

Fungoceva. Agraria Erbario Funghi d'italia
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